Vengono chiamate anche “BROTLAIBIDOLE” nome che in tedesco significa “Idoli a forma di pagnotta” e sono piccole tavolette della lunghezza di circa otto centimetri, di forma ovale o rettangolare, stanno infatti comodamente in una mano e recano scolpiti piccoli segni molto semplici, come cerchi, linee, croci. Sono prevalentemente fatte di terracotta (solo 5 sono in pietra) e la loro diffusione va dal 2100 a.C. al 1400 a.C (età del Bronzo Antica e Media), data in cui misteriosamente iniziarono a scomparire. Le zone in cui sono state ritrovate investono l’Italia centro-nord e l’Europa centro-est.
Cartina in cui sono segnati i ritrovamenti
Ne sono state rinvenute 130, abbastanza per meritare uno studio approfondito, considerando il fatto che ne affiora saltuariamente dal terreno ancora qualche nuovo esempio. E’ proprio il caso di dire “nuovo” perché nessuna tavoletta è uguale all’altra, caratteristica che riduce le probabili motivazioni del loro utilizzo, ma che impegna enormemente molti studiosi che stanno lavorando incessantemente per una “soluzione” all’enigma.
La maggior parte dei ritrovamenti è avvenuta in territorio italiano, a sud del lago di Garda, al centro di un triangolo formato da Brescia, Mantova e Verona.
E’ stato avviato un progetto internazionale per lo studio delle tavolette che investe molte università italiane ed estere, il progetto è visionabile a questa paginahttp://www.tavoletteenigmatiche.it/
Il centro di studio nel quale verranno riuniti scienziati da tutto il mondo in diverse conferenze, è CAVRIANA, cittadina a nord di Mantova, dove ai piedi della Rocca medievale è possibile visitare il Museo Archeologico dell’Alto Mantovano che ospita alcune di queste interessanti tavolette, davvero enigmatiche che sanno lasciare poco all’immaginazione.
Le tavolette venivano lavorate accuratamente a fresco e poi cotte in forno, laddove non erano di terracotta e che quindi venivano direttamente scolpite, cosicchè potessero “rimanere per sempre”, almeno fino ai giorni nostri… per quale motivo? Qual’era il messaggio così importante che dovevano recare?
Molte sono state le ipotesi “a freddo”.
A prima vista potrebbero richiamare degli antichi “santini”, riportando delle preghiere, ma se così fosse molte di esse sarebbero simili tra loro, inoltre riporterebbero perlomeno un qualche tipo di alfabeto antico, cosa che non hanno. Forse erano amuleti?
Il ripetersi continuamente di cerchi, punti, righe e crocette conferma che non può trattarsi di un alfabeto, a meno che non avessero già una sorta di personale comunicazione preistorica. Essendo segni che dovevano “restare per sempre”, non potevano neppure essere una sorta di blocco degli appunti di censimenti di mercanzie, anche se questa è una delle ipotesi che gli è stata attribuita. Forse erano una sorta di moneta? Una “moneta antica” quando l’unica forma di denaro conosciuta era il baratto. Potevano essere dei “crediti” che riportavano ciò che il debitore doveva ancora dare laddove in quel momento non aveva nulla da barattare. Aveva così un “credito” un debito chiaramente segnato per sempre che avrebbe dovuto ridare al debitore segnato come quantità. Ma perché allora questa diffusione?
Su ogni tavoletta compaiono al massimo tre segni ripetuti anche venti volte. Quelle più antiche mostrano segni più semplici ma distribuiti in notevole quantità, in quelle più recenti sono di meno ma più complessi.
Forse potevano rappresentare una carta d’identità del passato, ma l’appartenenza dell’uomo era legata ad una famiglia o ad una tribù, era difficile avere un’identità singola e personale. In questo caso ogni individuo doveva possedere una tavoletta identica a quella di suo fratello, e così via… Forse una sorta di calcolatrice? Anche in questo caso dovevano essere tutte uguali fra loro. Per essere un monile che doveva aiutare a “far di conto” ognuno di essi doveva avere cerchi e linee nella stessa posizione.
Addirittura gli è stata attribuita l’ipotesi di essere delle mappe stellari, ma come è possibile leggerle?
E’ possibile capire quanto sia difficile e faticoso il lavoro degli scienziati per tradurre anche un solo segno che possa così aiutarci a comprendere tutti gli altri. Per trovare una soluzione vanno analizzati molteplici dati legati ad ogni indizio, luogo, popolo, clima, ceto di appartenenza.
Resta dunque il mistero, soprattutto per quale motivo ad un certo punto ne decadde tanto improvvisamente l’utilizzo? Cosa è stato scoperto dalle popolazioni di più “maneggevole” che le avrebbe sostituite?
Forse se trovassimo questo misterioso secondo “oggetto” potremmo avvicinarci alla soluzione.
Quale sarà?
In collaborazione con la Cattedra di Optoelettronica dell’Università di Brescia, i manufatti vengono anche studiati in maniera innovativa utilizzando una tecnica di scansione e misurazione tridimensionale che consente un’analisi di corrispondenza morfologica tra le tavolette rinvenute anche a grande distanza tra di loro, confrontando così una tavoletta “italiana” con una “danubiana”. Di seguito alcuni esempi di questi studi:
Di seguito le altre tavolette non presenti al museo perchè sotto studio. Molti sono solo disegni dei manufatti ma sono molto importanti per poter fare una comparazione su larga scala.